Al riparo dai ribassi ma il colpo grosso deve ancora arrivare



Sorvolano in attesa di trovare l’opportunità giusta. Sono le piccole investment company quotate a Piazza Affari. Una categoria che negli ultimi anni ha portato in Borsa realtà di ogni genere, dalla Management &Capitali (M&C), lanciata da Carlo De Benedetti, a Greenergy Capital, lo spin-off di Kme pensato per investire nelle energie rinnovabili. Tuttavia, alla quotazione non sempre hanno fatto seguito operazioni all’altezza di quanto promesso. Certo, nessun disastro. Ma nemmeno nessun vero ‘colpo’ di mercato.
Tanto che in molte possono ancora contare su gran parte delle risorse raccolte in sede di collocamento. Un piccolo tesoretto che ha permesso loro di schivare, se non del tutto almeno in parte, le vendite degli ultimi tempi. Resta ora da vedere quando verranno aperti i forzieri.

TRATTATIVE IN CORSO.
A più di due anni dalla quotazione, dei 471 milioni di euro raccolti sul mercato da M&C, ne rimangono in cassa come da disponibilità finanziarie nette al 31 marzo scorso 414,5milioni.
Una variazione che riflette gli investimenti per totali 150 milioni, tra cui l’acquisto del 68% di Cometal Baiaf e la sottoscrizione. dei bond di Tiscali e della tedesca Treofan. Un bottino apparentemente magro, anche alla luce delle ambizioni che il management non ha mai nascosto.
Basta pensare all’interessamento di inizio 2007, poi venuto meno, per Alitalia.
L’apparente attendismo di M&C, sebbene forzato da particolari elementi endogeni (i problemi di governance che hanno portato all’abbandono del duale ne sono un esempio), non ha comunque del tutto sorpreso gli aperatori.
‘Quella di private equity spiega Roberto Del Giudice, direttore dell’ufficio studi dell’Aifi (associazione delle società attive nel settore del venture capital) è un’attività di lungo terrnine. La vita media di un investimento è di otto anni: quattro servono per individuare il target ed estrarne del valore; quattro per la fase di disinvestimento’. Una tesi che spiega anche il nulla di fatto o quasi di Investimenti e Sviluppo Mediterraneo (Ies Med). Dopo aver raccolto 49,7 milioni di euro nell’Ipo dello scorso gennaio, il veicolo pensato per valorizzare imprese del Mezzogiomo ha annunciato due investimenti per un valore complessivo di soli 110 mila euro. ‘In questo momento commenta Giovanni Lettieri, amministratore delegato di Ies Med sono allo studio numerose iniziative di possibili investimenti, alcune in fase avanzata. Ovvimnente l’andamento globale dell’economia, e quindi delle imprese, in un momento di congiuntura difficile, ci spinge di avere prudenza proprio nelle discussioni conclusive’. Anche perché le difficoltà del momento tendono ad accentuare le distanze tra le parti. ‘Le richieste delle società spiega Dario Levi, consigliere di Mid Industry Capital in temini di prezzo di vendita e di aspettative non scontano ancora appieno quanto successo dalla scorsa estate a oggi. La situazione è comunque in miglioramento e ci attendiamo che già dal secondo semestre del 2008 ci possa essere un aumento delle operazioni annunciate’. Alla società le risorse non mancano (al 31 marzo, le disponibilitànette erano pari a 66,1) e il portafoglio nvestimenti è fermo al 9.99% di Euromobiliare e al 60% della francese Nadella, acquisiti nel maggio 2007, poco dopo lo sbarco in Borsa.

Se alcuni professano prudenza, altri sembrano più smaliziati. Ironia della sorte, tra loro c’è DeA Capital L’ex Cdb Web Tech dal quale nacque proprio M&C fa parte da fine 2006 della galassia De Agostini. Da allora, ha investito più di 486 nlllioni di euro per rilevare in particolare il 43% di Genérale de Santé, il 18,5% della turca Migros e il 27,3% di Sigla Finanziamenti. il portafoglio investimenti ha continuato a crescere anche negli scorsi mesi, quando è stato acquisito il 70% di First Atlantic Real Estate e il 44,36% di Idea Alternative Investments. Gli spazi di manovra della società rimangono comunque ancora ampi, vista la nuova linea di finanziamento da 150 milioni di euro appena concordata ei circa 175 milioni che rimangono in cassa.

PANNELLI E SINERGIE.
In questa prima metà del 2008, anche Greenergy Capital si è distinta per vivacità. ln Borsa dal marzo scorso, lo spin off di Kme ha chiuso contratti di fornitura di pannelli fotovoltaici per 170 milioni di euro, gettando così le basi per l’attività futura. ‘Questi contratti spiega Luca d’Agnese, ad di Greenergy implicano investimenti complessivi in impianti di generazione di energia fotovoltaica per 250-300 milioni di euro. Per ora, ne abbiamo investiti circa 20 nello sviluppo dell’impianto di Serravalle Scrivia che darà energia al contiguo stabilimento del gruppo Kme’. E proprio le sinergie con quest’ultimo anch’esso
controllato da Intek lasciano intravedere quelle che, per ore, appaiono le opportunità più concrete.
Kme ha 14 stabilimenti produttivi per il mondo. ‘Stiamo già valutando di replicare l’accordo di Serravalle negli altri stabilimenti in Italia (a Lucca) e in Spagna (Barcellona e Cordoba), cioè laddove gli incentivi pubblici sono maggiori’. D’altra parte, come conferma Agnese, quando si parla di fotovoltaico, le banche coprono l’80%> dell’investimento, poiché per 20 anni, ‘i contributi in conto energia garantiranno il 75-80%, dei ricavi’.
Un modello che verr proposto anche al di fuori del gruppo Intek. Eal servizio della strategia di investimento arriveranno nuove risorse: il cda si appresta a chiedere ai soci l’autorizzazione per aumentare il capitale fino a 200 milioni di euro. ‘Nel 2009 e il 2010, conclude d’Agnese quando i flussi delle consegne sottoscritte si intensificheranno, concluderemo operazioni importanti. Ma su questo saremo più precisi nel piano industriale in uscita il prossimo autunno.

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